Saturday, November 10, 2007

31) Facce da treno
Come raccattare casi umani… ed esserne felici!

Saranno gli interessantissimi argomenti che tiriamo fuori alle 8 del mattino, sarà l’atmosfera frizzante che creiamo alle 8 di sera… sarà tutto quello che vi pare, ma i casi umani in treno li raccattano tutti le vostre Frattaglie.
Potremmo raccontarne uno al giorno. Sarebbe anche interessante studiare approfonditamente certi casi, o anche esporre la nostra teoria secondo cui sul treno la gente la riconosci dalla faccia.
Eh sì. L’adulto che va a lavorare lo distingui subito dall’adulto che viene a cazzeggiare in facoltà… ma vi diremo di più, si distingue benissimo il lavoratore a tempo indeterminato, che scherza con il controllore, conosce tutti e ha SEMPRE l’impermeabile, anche a giugno, dal precario, che ha sempre un cinese in tasca con cui prendersela.
Poi, al primo colpo d’occhio, si potrebbe dire con sicurezza chi scende a Firenze Rifredi e chi a Santa Maria Novella, soprattutto gli studenti: appunti alla mano, seri, silenziosi, i futuri ingegneri, pronti a scendere in massa a Rifredi (a meno che nn si mettano a giocare col cubo rubick con tanto di cronometro, n. d. y.); faceti e fautori di discorsi assurdi gli altri… tipo noi.
E’ così che si recuperano certi casi umani:


SERENA: “Certo Faby, che hai delle narici veramente espressive”
(… così, dal nulla, la ragazza è creativa, una Minerva complimentorum!)
CASO UMANO 1 (che fa finta di leggere, ma non si è perso una parola dei nostri discorsi), alza la mano… sì, avete letto bene: “Se mi posso permettere… lo avevo notato anch’io, sono proprio molto ben cesellate!”
FABIANA: -risata isterica incontrollabile-
***
SERENA: “Via Faby, la ribollita e' bisogna che tu la mangi bona!”
FABIANA: “Eh… dovrei assaggiarla in effetti…”
CASO UMANO 2: “Eh sì, la ribollita devi proprio assaggiarla, l’è tanta roba… mmm… come la fa la mì mamma poi… bona, bona!”
… Frattaglie allibite…
CASO UMANO 2: “Eeehhh la mì mamma… a proposito, sto aspettando un pacco stamattina che deve ritirare a tutti i costi la mì sorella, la mì mamma proprio non deve vederlo, eheheheh…”
…Frattaglie terrorizzate…
Caso umano 2 continua a ridacchiare ed ammiccare fino a Santa Maria Novella.
Noi ci chiediamo ancora che cosa ci sarà mai stato in quel pacco…
***
Si parla ovviamente di uomini.
FABIANA: “Beh, il mio ex era biondo, il Picci moro… mah, il prossimo ci sta bene di nuovo biondo!”
CASO UMANO 3 (… e che ce ne sia uno che non fa finta di leggere!): “Eh no scusi! Il prossimo deve essere rosso!!”
SERENA tenta di non ridergli in faccia, ma è una partita persa in partenza.
***
E’ così, gente che scoppia a ridere per quello che dici, gente che tenta di trattenersi, ma non ci riesce, gente che partecipa alle nostre conversazioni e ovviamente c’è anche chi disapprova:
(Ritorno dal Lucca Comics, si parla da mezz’ora di film horror)
PICCI: “Faby, quello che tu dici te eh s’intitola Demoniaca!”
FABY: “Ma sei sicuro? Quello del demone che stupra le donne e poi gli infila gli orologi nella passera?”
Sbuca la faccia schifata del CASO UMANO 4: “Mamma mia… meno male che tra poco scendo!”
FABY: “ Tranquilla signora, è solo un film!”
SARA: “E poi signora, lei ha una gabbia sulle ginocchia, fa molta più paura!”
… la gabbia c’è, cosa c’era dentro però, non lo sapremo mai.

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Wednesday, July 11, 2007


... INTERMEZZO ESTIVO ...
(Ossia... la punizione per chi oserà mancare alla serata in Vallupaia sabato 14...)


Damiens era stato condannato, era il 2 marzo 1757, a "fare confessione pubblica davanti alla porta principale della Chiesa di Parigi", dove doveva essere "condotto e posto dentro una carretta a due ruote, nudo, in camicia, tenendo una torcia di cera ardente del peso di due libbre"; poi "nella detta carretta, alla piazza di Grève, e su un patibolo che ivi sarà innlazato, tanagliato alle mammelle, braccia, cosce e grasso delle gambe, la mano destra tenente in essa il coltello con cui ha commesso il detto parricidio bruciata con fuoco di zolfo e sui posti dove sarà tanagliato, sarà gettato piombo fuso, olio bollente, pece bollente, cera e zolfo fusi insieme e in seguito il suo corpo tirato e smembrato da quattro cavalli e le sue membra e il suo corpo consumati dal fuoco, ridotti in cenere e le sue ceneri gettate al vento".

Pièces originales et procédure du prochès fait a Robert-François Damiens, 1757, tomo III, pp. 372-374.

Tuesday, March 13, 2007


30) Il corpo glorioso degli zombies
Perché aspettare fiduciosi il giorno del giudizio…


“Molto ama la madre il figlio, ancor di più ama la moglie il marito, ma massimamente ama l’anima il suo corpo”, Bonaventura da Bagnoregio.

Alla faccia di chi pensa che il Medioevo sia tutto spirituale!

Non staremo qui a parlare della miriade infinita di interpretazioni sul rapporto anima-corpo, a noi basta sottolineare il fatto che per il cristianesimo medievale e non, l’anima - una volta separata dal corpo - langue in attesa di ricongiungervisi alla fine dei tempi, quando squilleranno le trombe del giudizio e Dio Onnipotente deciderà a chi assegnare la dannazione e la beatitudine eterna.

Quel giorno ogni anima riavrà la sua carne, ma Bonaventura si chiede: in che modo?

I corpi deteriorati torneranno al loro splendore o risorgeranno con le menomazioni terrene?

Noi vogliamo essere fiduciose e credere che tutti noi risorgeremo nel corpo glorioso, cioè nella totale perfezione della carne… e quindi? QUINDI:

la Serena rinascerà con un sistema nervoso normale,

la Faby rinascerà con un sistema immunitario,

il Picci rinascerà senza barba,

il Broja rinascerà con il fegato,

il Pao rinascerà con dei capelli normali,

la Giulia rinascerà vergine,

la Chiara rinascerà iperattiva,

Andreino rinascerà macellaio,

La Nera Signora rinascerà sana e salva,

Frank-war rinascerà logorroico,

La Sara rinascerà altissimaaaaaaa,

L’Umiliato rinascerà vestito ammodino.

Ora scrivete la vostra letterina: “Caro Gesù Bambino, per l’Armageddon io vorrei…”….




Thursday, January 11, 2007


… Divertissement d’inizio 2007 …

29) Sorvegliare e punire
Macchina a vapore per la rapida correzione delle bambine e dei bambini


“I Padri e le Madri, Zii, Zie, Tutori, Tutrici, Maestri e Maestre di Pensionati e in genere tutte le persone che avranno Bambini pigri, golosi, indocili, maligni, insolenti, litigiosi, spioni, chiacchieroni, irreligiosi, o aventi qualche altro difetto, sono avvertiti che il Signor Spauracchio e la Signora Cianfrusaglia hanno sistemato in ogni capoluogo di dipartimento della città di Parigi una macchina simile a quella rappresentata in questa incisione e che ricevono tutti i giorni nei loro stabilimenti, da mezzogiorno fino alle due, tutti i cattivi Bambini che necessitano di essere corretti.
I Signori Lupomannaro, il carbonaio Rotomago, Mangia senza fame, e le Signore Pantera furiosa, Ganascia senza pietà e Beve senza sete, amici e parenti del Signor Spauracchio e Signora Cianfrusaglia, prepareranno tra poco Macchine simili, per inviarle nelle città di provincia e vi si recheranno essi stessi senza posa per dirigerne l’esecuzione.
Il basso prezzo della correzione data dalla Macchina a vapore e i sorprendenti effetti che essa produce, incoraggeranno i genitori a servirsene tanto spesso quanto la cattiva condotta dei loro bambini renderà necessario.
Si prendono anche a pensione i bambini incorreggibili; essi vengono nutriti a Pane e Acqua.”


Incisione della fine del secolo XVIII, Collections historiques dell’Inrdp.

Sunday, December 24, 2006



… A Xmas Carol made in ScrubS …
a natale il mio amore mi ha fatto un bel regalo
un tizio schiantato sul muro
poi la sera mi ha dato un altro bel regalo
due teste rotte
ed un tizio schiantato sul muro
dodici suicidi - undici feriti - dieci avvelenati - nove amputazioni - otto fratture - sette strangolati - sei di overdose - cinque contusi - quattro congelati - tre distorsioni - due teste rotte
ed un tizio schiantato sul muro…

28) I Sette Savi (più uno)
Memorie dal dopo-pranzo


Talete, Biante, Pittaco, Solone, Cleobulo, Misone e Chilone.
Platone racconta nel Protagora come, prima che la filosofia cominciasse a chiamarsi filosofia, sette uomini saggi si fossero riuniti nel tempio di Apollo a Delfi ed avessero pronunciato con “parole brevi e memorabili” i frutti della loro ricerca.
L’elenco delle massime fu inciso vicino al tempio, affinché potessero essere lette e meditate da chiunque passasse da quelle parti: “Conosci te stesso”, “Sappi cogliere l’opportunità”, “Prendi a cuore le cose importanti”, “Nulla troppo”, “Ottima è la misura”, “Indaga le parole a partire dalle cose, non le cose a partire dalle parole”, “Bada a te stesso”, “Non desiderare l’impossibile”, …
Nel minestrone accademico contemporaneo, tra epistemologhi ed umanisti, esistenzialisti e fenomenologhi, filosofi del linguaggio ed esteti, politici e bioetici, storici e moralisti, c’è ancora qualcuno (almeno un paio di frattaglie, suppongo) che continua a credere nella filosofia come un’arte della vita, che non deve essere sottoposta a vivisezione, né ad autopsia (gli amici rortyani sanno quello che intendo). Non una filosofia da bar, ma una filosofia che si può fare anche nel bar e sul bar, viva nel presente e cosciente della storia, attenta ai massimi sistemi come alle piccole cose della vita (una sana filosofia delle micrologie...), interpretativa, mai aut-aut ma sempre et-et!
E questa è la mia micrologia quotidiana, metabolizzata nel dopo-pranzo-natalizio-familiare, a seguito di un’indigestione di aneddoti nonneschi e paterni sulla Prato che non c’è più:
la mia hitlist2006 dei Sette Savi (più uno) che hanno vissuto tra Prato e Tavola dai 90 ai 10 anni fa

- il barbone Amleto. Un metro e novantacinque di ammiccante dignità che vendeva i cenci al Serraglio, vestiva da signore e lavava la sua biancheria, sempre candida, in Bisenzio (… forse andava di moda il bianco, visto che gli scarichi delle tintorie c’erano anche allora!);

- Liccio. Che dormiva nei cimiteri e che rifiutava le elemosine troppo generose perché non voleva più soldi di quanti gliene servissero;

- Trombino e Bobi. Che di mestiere - o per hobby, non ho ben capito - facevano compagnia ai morti nelle camere ardenti del cimitero. Che una notte terrorizzarono un passante chiedendogli un fiammifero da una fessura del muro di cinta. Che si giocavano tiri grotteschi a vicenda, scambiandosi di posto con il morto di turno… perché, per le notti fredde, quale riparo più caldo e comodo di una bara?

- Gracco, figlio di Bobi, alto, scarno e comico. Che per spaventare delle donne moleste preparò un panino con dentro un gatto morto. Che girava con mio nonno per le strade buie, quando erano ancora giovinetti e sotto la minaccia della cinghia paterna, pretendendo di farsi eroicamente luce con una candela che, come inevitabile, veniva tutte le volte spenta dal vento.

- il cavallo che riportò a casa il barrocciaio, ormai morto dissanguato, dopo che Ciuco Nero gli aveva, per scherzo, fatto troncare di netto la lingua;

- la moglie del pittore. Che dopo aver allevato i suoi figli, faceva da balia ad altri tre ed offriva il seno agli infanti delle madri senza latte e senza soldi che glielo andavano a chiedere;

- Ed infine - e questo l’ho conosciuto anch’io - Cesare. Che viveva da solo, in una casa piena di pagine scritte... Sopravvisse solo qualche anno all’incendio che consumò il suo universo di parole.

A loro ed al loro ricordo vanno i miei più sentiti auguri di Buon Natale…

Friday, December 15, 2006

… I n t e r l u d i o …

27) Attenzione a chi vi propone di giocare al dottore…
Piccoli dubbi


Sarà capitato più o meno a tutti quanti di avere un bisogno improvviso di un dottore, magari dopo una rissa in un bar per ricucire insieme pezzi di faccia, o magari dopo il pranzo di Pasqua di vostra nonna, quando il cibo si intrufola in ogni pertugio del vostro corpo e provoca le più bizzarre reazioni.
In ogni caso, sono sicura che tutti voi hanno sentito la frase “Ma non c’è un dottore?”. Bene, la prossima volta che vi capita, prima di chiedere, guardatevi con attenzione intorno.
Pensate ad una delle trovate di Ira Levin nel libro “I ragazzi venuti dal Brasile”: siamo ad un raduno di ex-pezzi grossi nazisti, dove tutti sono felici, parlano della Terza guerra mondiale, eleggono miss Quarto Reich, raccontano vecchi aneddoti dei campi di concentramento (e questo si che è umorismo nero!), si parla del più e del meno, dalla marca migliore di caffè brasiliano alla possibilità di clonare Hitler…e all’improvviso! Qualcuno ha la bella pensata di far incazzare Mengele, proprio lui, che non poteva certo mancare alla discussione sulla clonazione. Herr Doktor giudica troppo insolente una domanda di tale Farnbach, che detto tra noi se la va proprio a cercare, e lo ferisce.
Ed è proprio a questo punto, dopo un primo momento di panico, che la sprovveduta moglie di Farnbach urla: “Non c’è un dottore?”.
Mengele: “Io… sono medico. Non c’è nessuno che abbia un paio di pinzette?”.
Ora, a noi l’immagine di Mengele con un paio di pinzette da degli enormi problemi, ma secondo voi, a che cosa potrebbero servigli?

Wednesday, November 22, 2006


26) Enrico VIII – un’ipotesi interpretativa
“Per quante mogli tu decapiti, l’importante è che prima le abbia fatte divertire.”


Divorziata - decapitata - morta - divorziata - decapitata - sopravvissuta.
Mi sono sempre chiesta come abbia fatto Enrico VIII a sposarsi sei volte.
Non parlo dal punto di vista storico-politico o burocratico: anche nel medioevo di precedenti di divorzio de facto se ne possono trovare a bizzeffe, soprattutto tra le famiglie regnanti. Qualche scartoffia indirizzata alla santa sede, dichiarazioni di matrimonio non consumato, qualche mazzetta con scritto sopra ‘alla gentile attenzione della sacra rota’, ed il più era fatto.
Ad Enrico VIII non era andata troppo bene con le vie legali, e quindi aveva deciso di tagliar corto con la burocrazia, con la chiesa romana, con la prima moglie indesiderata e con gli eventuali filosofastri impudenti che non erano d’accordo. Quando dico tagliar corto, intendo in senso letterale. Si trovava, così, libero come un fringuello nella vita sentimentale ed in quella politica, sfoggiando la veste all’ultima moda europea del re riformatore (Riforma-prêt-à-porter) e realizzando quello che era il sogno di coloro che sedevano sul trono allora (solo allora?): avere una chiesa tutta per sé ed esserne capi assoluti. D’altra parte, chi di noi non si dedicherebbe al cesaropapismo se solo ne avesse la possibilità?
Neanche il punto di vista di Enrico VIII quindi mi crea problemi: sia che lo si consideri come sovrano, legittimato nelle suddette manie di onnipotenza e nel desiderio maniacale di avere un erede maschio, sia che lo si consideri come uomo, biologicamente tendente alla varietas in campo sessuale.
No. La mia testaccia razionale si è sempre ostinata ad arrovellarsi sui motivi che avrebbero potuto portare
cinque donne (cinque!) dopo aver visto il trattamento riservato a Caterina d’Aragona
e quattro donne (quattro!) dopo la decapitazione di Anna Bolena
e tre donne (tre!) dopo la sfiga di Jane Seymour morta due settimane dopo il parto di un marmocchio deboluccio
e due donne (due!) dopo l’allontanamento di Anna di Cleves
ed una donna (un’altra!) incurante della mannaia caduta sul collo di Catherine Howard
a provarci ancora! (E devo ammettere che alla fine a Catherine Parr è andata bene, dato che è sopravvissuta al marito ancora con la corona in testa, e la testa attaccata al collo.)
Ecco dunque qualche ipotesi di lavoro…
- psicanalitica: le sventurate erano afflitte dai postumi di un conflitto con la figura paterna che le aveva portate a cercare un marito di polso, pronto a realizzarne i desideri masochistici.
- matematico-metafisica: convinte che le vicende della vita fossero in balia del cieco caso, si erano dedicate a studi in campo di probabilità e calcolo combinatorio, arrivando alla conclusione che sposare Enrico VIII non era diverso dal giocare a testa o croce. Il caso non ha memoria: tutte le volte che lanci la monetina hai la stessa probabilità che esca una faccia o l’altra… croce: matrimonio felice, testa: cavoli tuoi… il fatto che fino ad allora fosse sempre uscito testa non era rilevante.
- gnoseologica: le nostre piccole seguaci di Hume negavano la categoria della causalità e - in barba alla tradizione filosofica inglese, paladina dell’empirismo -, non assegnavano alcun valore conoscitivo all’esperienza sensibile. La vecchia storia del tacchino induttivista (al contrario, in questo caso) insegna ad andarci piano con le generalizzazioni.
- economica: puro e semplice arrivismo. La corona è la corona, e fa gola. Certo che senza un contratto prematrimoniale, né avvocati divorzisti, la speranza di ricevere alimenti e residenza in Kensington Palace era un po’ fuori portata… potevano aspirare al massimo ad un breve soggiorno in qualche cella della Torre di Londra.

Ed è proprio alla Torre di Londra, questo fine settimana, che ho scoperto una possibile via d’uscita da questo labirinto di congetture per spiegare il punto di vista femminile della faccenda.
Una certa idea mi si è palesata davanti, inattesa ed imponente, mentre stavo visitando la Sala delle Armi nella White Tower in compagnia dell’amico Guglie, il quale, per l’occasione, ha coniato l’aforisma che dà il sottotitolo a questo post.
Ovviamente è una mera ipotesi interpretativa.




armatura di Enrico VIII---->